Sintesi liturgica
XXVIII domenica del Tempo ordinario.
L’obbedienza, anche se forzata, al profeta Eliseo, e l’immersione nel Giordano, procura a Naaman, comandante dell’esercito del re di Aram, la guarigione dalla lebbra. La sua riconoscenza si tramuta in un atto religioso: porta via la terra sacra sulla quale compirà il sacrificio al vero Dio. Dei dieci lebbrosi imploranti e guariti da Gesù mentre vanno a presentarsi ai sacerdoti, solamente uno torna indietro a rendere gloria a Dio: è un Samaritano. Solo la fede guarisce e salva. Paolo è incatenato per amore di quel Gesù che annunzia: la Parola di Dio però non è incatenata e procura la salvezza in Cristo Gesù e la gloria eterna. Morire per Lui equivale a vivere; perseverare, a regnare; rinnegare, ad essere rinnegati; all’infedeltà umana, si contrappone però la fedeltà di Dio. P. Angelo Sardone