«Tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi»

La semina del mattino. 704.

«Tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi» (At 2,4).

Nell’antico Israele col termine Pentecoste, cioè cinquantesimo giorno, era denominata la festa che ricordava il dono della Legge a Mosé. Ciò sarebbe avvenuto cinquanta giorni dopo l’uscita dall’Egitto. All’epoca di Gesù le narrazioni dell’Esodo avevano dato adito ad interpretazioni diverse. I Sadducei contavano 50 giorni a partire dalla Pasqua, i Farisei li contavano a partire dal sabato dopo Pasqua, gli Esseni, dal sabato dopo l’ottava di Pasqua. Era una festa nazionale vissuta particolarmente dai Giudei residenti a Gerusalemme e provenienti da almeno quindici nazionalità diverse. In questo scenario storico-teologico si innesta la Pentecoste cristiana che consiste nella pienezza dello Spirito effuso nel cuore dei fedeli. La puntuale narrazione di Luca riporta al Cenacolo di Gerusalemme e vede com-protagonisti con lo Spirito, gli Apostoli uniti con Maria. Gli elementi sono propri della teofania: fragore, vento, fuoco. A questi si aggiunge il fenomeno della glossolalìa: la lingua da loro parlata per enumerare la gloria di Dio e le sue grandi opere, viene intesa dalla variegata folla di Giudei di diverse nazioni e lingue. È segnato così l’inizio del tempo della Chiesa, connessa al coraggio della testimonianza e dell’annuncio. Sempre continua l’opera dello Spirito che perfeziona l’opera stessa di Cristo nel mondo e compie ogni santificazione. Il suo mistero viene dispensato nella Chiesa per mezzo della Liturgia e dei sacramenti. P. Angelo Sardone