La semina del mattino 1585. «Figli, obbedite ai vostri genitori nel Signore, perché questo è giusto» (Ef 6,1).
Continuando la sua esposizione sulla cosiddetta morale domestica, dopo aver toccato i principi teologici che codificano e regolano il matrimonio cristiano, S. Paolo esorta i figli ed i padri, i padroni e gli schiavi ad un reciproco rapporto di fedeltà ed obbedienza. Il primo punto sono i rapporti tra figli e padri intesi nel senso dell’obbedienza. Essa ha il suo fondamento nella giustizia. Ciò è esplicitato già nel Vecchio Testamento e particolarmente nella legge positiva dei dieci Comandamenti, dove viene detto «onora tuo padre e tua madre», con a supporto la promessa della felicità e della durata di lunga vita sulla terra. Il principio sacrosanto determinato dalla stessa natura umana, codificato nella Legge, e relazione universale, viene ora ribadito come essenziale nella dinamica della vita familiare con i suoi riflessi in quella sociale. Infatti, l’obbedienza dei figli nei confronti dei propri genitori ed in particolare verso il «pater familias» si riverbera nell’intera società ed anche nella Chiesa in termini di ordine, moralità, retto andamento, serenità. La trasgressione di questo comandamento arreca gravi danni alle comunità e alle persone umane. (CCC 2200). Una società senza padri è allo sbando perché è come un corpo senza testa. Un celebre contributo letterario di forte valenza sociale a firma di Alexander Mitscherlich, edito il 1970 dalla Feltrinelli, aveva come titolo «Verso una società senza padre». Ciò che era stato raffigurato e narrato si sta verificando puntualmente, anche nei termini analoghi di «una società senza Dio». I reciproci atteggiamenti di rispetto ed obbedienza, implica da parte dei padri attenzione per non inasprire i figli, ed allevarli invece nell’educazione e nella disciplina del Signore. P. Angelo Sardone