979. «Se sarete docili e ascolterete, mangerete i frutti della terra. Ma se vi ostinate e vi ribellate, sarete divorati dalla spada»

La semina del mattino
979. «Se sarete docili e ascolterete, mangerete i frutti della terra. Ma se vi ostinate e vi ribellate, sarete divorati dalla spada» (Is 1,20).

La prima parte del libro del profeta Isaia si apre con alcuni oracoli contro il popolo di Giuda, peccatore ed ingrato, contro l’ipocrisia e gli alberi sacri. I termini adoperati non sono per nulla delicati: si parla di popolo scellerato, corrotto, carico di iniquità; un popolo che ha abbandonato il Signore, lo ha disprezzato e per questo si rende reo di grande miseria e desolazione. Ancora più dure sono le parole contro l’ipocrisia: sacrifici senza numero, pingui olocausti, incenso, grasso e sangue di animali che creano il contrasto tra delitto e solennità. Tutto questo Dio lo detesta e lo rende sordo alle preghiere moltiplicate ed alle mani che grondano sangue. Il pressante invito è alla conversione sincera, a smettere di fare il male e ad adoperarsi per il bene, nella giustizia e nelle opere di carità fraterna. In pegno di ciò anche i peccati più gravi, rossi come la porpora, diventeranno bianchi come la neve e sono assicurati i frutti della terra a coloro che sono docili e pronti ad ascoltare. L’ostinazione nel male e la ribellione al bene, producono il frutto inevitabile della morte. Questa narrazione che fa riferimento alla società ebrea dell’VIII secolo, è la fotografia perfetta della società di oggi nei diversi campi, sociale ed ecclesiale. Non si può barattare con Dio e con gli uomini una fede interessata ed egoistica, esteriore e priva di calore di verità e di luce, a fronte di una risposta seria e motivata della coscienza che mette nella condizione di pensare bene e di agire meglio. P. Angelo Sardone