973. «Dio vide le loro opere, che cioè si erano convertiti dalla loro condotta malvagia»

La semina del mattino
973. «Dio vide le loro opere, che cioè si erano convertiti dalla loro condotta malvagia» (Gn 3,10).

La liturgia quaresimale esemplifica le esigenze di una vera conversione e di un appropriato cammino verso la Pasqua del Signore, facendo continuo riferimento ed attingendo dalla Parola di Dio e dalle esperienze dei profeti. Molto significativo è il racconto della conversione del popolo di Ninive riportato nel libro di Giona, conseguente alla forma di conversione che si attua prima nello stesso profeta che inizialmente è disobbediente. Il minuscolo libretto di appena 4 capitoli, è un racconto destinato ad istruire, senza necessariamente avere un valore storico peraltro assente nei documenti assiri e nella stessa Bibbia. Si tratta di un apologo[h1] , cioè una parabola con una finalità strettamente pedagogica. Secondo il parere degli esegeti, il suo insegnamento è uno dei vertici dell’antico Testamento: Dio vuole la conversione, la sua misericordia si stende su coloro che lo temono e, nella fattispecie, anche nei confronti della città di Ninive, la nemica dichiarata di Israele. Nella storia sono coinvolti in una sorta di universalismo della salvezza, finanche i marinai che hanno a che fare con Giona, i niniviti e gli animali. La città è grande e l’annunzio è terribile: tra quaranta giorni Ninive sarà distrutta. Il numero quaranta richiama gli stessi giorni del grande ed universale diluvio. A cominciare dal re, tutti si coprono di sacco, non mangiano e non bevono e si convertono dalla loro malvagia condotta. Dio scruta i pensieri, vede le loro opere e non esegue la distruzione. Il tempo è anche quello odierno e Ninive è il luogo dove ciascuno vive. Deve esserci però lo stesso atteggiamento. P. Angelo Sardone