924. «Egli non si prende cura degli angeli, ma della stirpe di Abramo si prende cura»

La semina del mattino
924. «Egli non si prende cura degli angeli, ma della stirpe di Abramo si prende cura» (Eb 2,16).

Secondo la considerazione dell’autore della Lettera agli Ebrei, lo scopo dell’Incarnazione di Cristo è sacerdotale. Egli volle essere solidale fino in fondo con le creature, prendendo un corpo mortale esposto al dolore ed alla morte per diventarne vittima. Lo scopo è stato quello di annientare il nemico, il diavolo, il quale ha potere sulla morte in quanto è stato lui stesso ad introdurla avendo indotto i progenitori al peccato. L’umanità purtroppo era in stato di angoscia perché temeva una morte senza la speranza della risurrezione. Con la sua morte e risurrezione Cristo ha vinto il diavolo ed ha tolto alla morte la sua preda; come autentico sacerdote è stato esaltato ed ha penetrato i cieli sedendosi alla destra del Padre. Come Figlio di Dio non ha assunto la natura angelica ma quella umana per poter essere solidale con tutti coloro che col suo ruolo di maestro e guida, doveva condurre alla salvezza. I Giudei sono progenie di Abramo, in quanto gli appartengono per via della nascita; gli altri lo diventano per via dell’imitazione della fede del grande Patriarca. I cristiani sono dunque progenie di Cristo perché da Lui sono stati acquistati al Padre e nel mistero della sua morte generati a nuova vita. Questi alti concetti teologici necessitano di una sistematica acquisizione e comprensione perché maturi sempre più la fede e si intrecci con Gesù un vero rapporto di fiducia, abbandono, nonostante le difficoltà di ogni giorno nell’affrontare la vita e nel decifrare l’autentico cammino di salvezza. P. Angelo Sardone