921. «Ecco il mio servo che io sostengo, il mio eletto di cui mi compiaccio. Ho posto il mio spirito su di lui»

La semina del mattino

921. «Ecco il mio servo che io sostengo, il mio eletto di cui mi compiaccio. Ho posto il mio spirito su di lui» (Is 42,1). Accanto alla manifestazione di Gesù ai Magi con la celebrazione liturgica dell’Epifania, si pone il mistero del Battesimo di Gesù che chiude il tempo natalizio. Questo evento è talmente importante che ne parlano tutti e quattro gli evangelisti con sfumature diverse e sono frequenti i riferimenti anche negli Atti degli Apostoli. Molto incidenti sono le parole di investitura rivolte a Gesù quale Servo di Dio, uomo delle compiacenze divine. Nelle visioni profetiche già il secondo Isaia ne aveva parlato nel secondo Carme del servo di Jahwé, dove viene solennemente proclamato come oggetto del sostegno divino, della compiacenza amorevole del Signore e depositario del suo Spirito. L’origine della missione è divina: chiamato da Dio e da Lui sostenuto, deve proclamare e manifestare la giustizia, cioè la fedeltà a Dio al popolo che per il suo allontanamento da Dio si trovava in esilio. È interessante considerare il passaggio anche terminologico nella lingua italiana da «servo» a «figlio» che non è altro che la duplice accezione del termine greco «pais», in latino «puer», bambino, usato nella traduzione dall’ebraico al greco, che significa sia «servo» che «figlio», il figlio unigenito di Dio. Il Battesimo di Gesù richiama naturalmente il Battesimo di ciascun cristiano, divenuto tale proprio dal gesto dell’immersione nel segno dell’acqua, nel mistero della morte e risurrezione di Cristo, memoria della propria nascita spirituale come figlio di Dio. Il rito dell’aspersione dell’acqua benedetta, soprattutto oggi, come ogni domenica, vuole ricordare l’avvenimento del battesimo come porta di ingresso nella vita spirituale. P. Angelo Sardone (Is 42,1).

Accanto alla manifestazione di Gesù ai Magi con la celebrazione liturgica dell’Epifania, si pone il mistero del Battesimo di Gesù che chiude il tempo natalizio. Questo evento è talmente importante che ne parlano tutti e quattro gli evangelisti con sfumature diverse e sono frequenti i riferimenti anche negli Atti degli Apostoli. Molto incidenti sono le parole di investitura rivolte a Gesù quale Servo di Dio, uomo delle compiacenze divine. Nelle visioni profetiche già il secondo Isaia ne aveva parlato nel secondo Carme del servo di Jahwé, dove viene solennemente proclamato come oggetto del sostegno divino, della compiacenza amorevole del Signore e depositario del suo Spirito. L’origine della missione è divina: chiamato da Dio e da Lui sostenuto, deve proclamare e manifestare la giustizia, cioè la fedeltà a Dio al popolo che per il suo allontanamento da Dio si trovava in esilio. È interessante considerare il passaggio anche terminologico nella lingua italiana da «servo» a «figlio» che non è altro che la duplice accezione del termine greco «pais», in latino «puer», bambino, usato nella traduzione dall’ebraico al greco, che significa sia «servo» che «figlio», il figlio unigenito di Dio. Il Battesimo di Gesù richiama naturalmente il Battesimo di ciascun cristiano, divenuto tale proprio dal gesto dell’immersione nel segno dell’acqua, nel mistero della morte e risurrezione di Cristo, memoria della propria nascita spirituale come figlio di Dio. Il rito dell’aspersione dell’acqua benedetta, soprattutto oggi, come ogni domenica, vuole ricordare l’avvenimento del battesimo come porta di ingresso nella vita spirituale. P. Angelo Sardone