918. «Chiunque odia il proprio fratello è omicida, e voi sapete che nessun omicida ha più la vita eterna che dimora in lui»

La semina del mattino
918. «Chiunque odia il proprio fratello è omicida, e voi sapete che nessun omicida ha più la vita eterna che dimora in lui» (1Gv 3,15).

Il messaggio cristiano è improntato sull’amore fraterno e generoso: è l’istanza fondamentale dell’annunzio cristiano che si ispira a quanto Gesù Cristo stesso ha rivelato e praticato. Lo ribadisce in forma sistematica l’apostolo Giovanni nella redazione della sua prima lettera. Sotto la forma letteraria del midrash (un metodo di esegesi biblica propria degli Ebrei) viene presentata la figura di Caino che ha ucciso Abele, come prototipo del mondo che odia i seguaci di Cristo, ieri come oggi. L’amore dei fratelli invece, è segno evidente del possesso della vita divina e dell’orientamento ad essa: chi non ama rimane nella morte. Rifacendosi proprio a Caino, l’apostolo bolla come omicida o meglio ancora suicida, secondo la corretta traduzione, chiunque odia il proprio fratello. Chiunque si pone in questa scia è come un Caino redivivo, distrugge la vita divina che porta in sé. Si tratta di riflessioni e parole molto forti che devono indurre anche il cristiano di oggi a riflettere ed a rivedere gli atteggiamenti di relazione con gli altri per correggere eventualmente situazioni poco inclini al vero amore fraterno. Le parole sono vere ma sono anche difficili: l’egoismo umano innato a causa della colpa originale, non sempre si arrende a stimoli di questo genere. Non basta una catechesi superficiale o casuale su questi temi liturgici natalizi: occorre approfondirli mettendosi in ginocchio, come ha detto Papa Francesco nei confronti di Papa Benedetto XVI, queste verità che possono trasformare radicalmente la propria vita. P. Angelo Sardone