898. «Li condurrò sul mio monte santo e li colmerò di gioia»

La semina del mattino
898. «Li condurrò sul mio monte santo e li colmerò di gioia» (Is 56,7).

Nella Tradizione della Chiesa, la novena del Natale, è certamente quella più popolare e sentita dell’intero anno liturgico. Essa intende comunicare e fornire ai fedeli le ricchezze spirituali in preparazione prossima all’evento della Natività di Gesù. La novena di nove giorni si caratterizza con l’apporto degli elementi cari alla pietà popolare. La Liturgia ufficiale della Chiesa si concentra però con particolare solennità nei giorni che vanno dal 17 al 23 dicembre con la celebrazione dei Vespri che contengono le cosiddette «antifone maggiori» che cominciano con la «O». Inoltre, come sin dall’antichità nelle chiese si rappresentava il presepio di Betlemme, con l’avvento dell’intuizione francescana del presepio di Greccio (1223), anche nelle case si usa fare il presepio coinvolgendo piccoli e grandi. Tale scelta in questi ultimi decenni è fortemente ostacolata da un formale e stucchevole rispetto nei confronti della laicità di determinati ambienti sociali, ed ancor più da una esagerata attenzione verso le altre religioni, qui in Italia, dove anche le pietre traspirano fede cristiana e cattolica. Lungi dal sembrare una cosa anacronistica, tale scelta, soprattutto durante la Novena, favorisce il contatto col mistero del Natale e stimola la riflessione e la lettura di pagine bibliche che fanno riferimento alla nascita di Gesù. Tanti Santi hanno praticato questo elemento di devozione. Sono patrimoni dell’umanità i canti «Tu scendi dalle stelle» e «Ti voglio tanto bene» di S. Alfonso M. de’ Liguori. Anche S. Annibale M. Di Francia, innamorato di Gesù Bambino, adattò la Novena di tradizione tipicamente siciliana, in una forma semplice e coinvolgente i piccoli ed i poveri, adoperando gli elementi simbolici della grotta di Betlemme, armonizzandoli con la preghiera liturgica, la pratica dei fioretti. P. Angelo Sardone