893. «Allora si apriranno gli occhi dei ciechi e si schiuderanno gli orecchi dei sordi»

La semina del mattino

893. «Allora si apriranno gli occhi dei ciechi e si schiuderanno gli orecchi dei sordi» (Is 35,5).

Il tempo dell’attesa dell’Emmanuele è caratterizzato nelle profezie della Scrittura da una situazione di calma e di novità ambientale. Deserto, terra e steppa sono prototipi di quanto la realtà creaturale sia influenzata dalla gloria di Dio e dallo splendore della sua santità. Mani, ginocchia e cuore degli uomini sono destinatari di potenti esortazioni ed incoraggiamenti di Dio che annunziano la salvezza. Ma ancora di più occhi di ciechi, orecchi di sordi, arti dello zoppo e lingua del muto sono interessati a straordinari interventi di Dio che apre la strada della salvezza in un procedimento di santificazione espressa dalla gioia e dalla messa in fuga della tristezza e del pianto. Gli avvenimenti storici e teologici cui fa riferimento l’oracolo profetico, non sono stagliati solo nel tempo in cui fu scritto e nelle situazioni raccontate, ma si coniuga col tempo presente nel quale, più di ogni altra cosa, c’è bisogno di stimoli di speranza nel futuro illuminato da Dio e da Lui condotto al vero bene. Si constata però che gli occhi di chi volutamente è cieco, rimangono chiusi e contaminano nella cecità moltissimi altri. Gli orecchi di coloro che vogliono essere sordi, sono ingolfati da cerume e spazzatura mediatica che isola anche dall’interno e non permette di sentire più neppure gli stimoli che vengono dal cuore. Per questo è indispensabile più che mai, la conversione del cuore perché, tramite solo Gesù Cristo, possano attualizzarsi i miracoli menzionati e compiersi sotto i nostri occhi e per le nostre orecchie le parole profetiche. P. Angelo Sardone