892. «Beati coloro che ti hanno visto e si sono addormentati nell’amore»

La semina del mattino
892. «Beati coloro che ti hanno visto e si sono addormentati nell’amore» (Sir 48,11).

Questa beatitudine, pur trovandosi nell’elogio che il Libro del Siracide riserva per il grande profeta Elia, non si riferisce a Lui ma a coloro che lo hanno visto nel suo tempo cronologico, ed a quelli che lo vedranno nel tempo teologico del suo ritorno. Essi vivranno eternamente. Gli esegeti sottolineano la difficoltà di comprensione del testo. Sicuramente chi vide Elia dissolversi in aria sul carro di fuoco fu Eliseo, suo discepolo e continuatore della sua azione. Anche lui si addormentò carico di onore per il suo operato taumaturgico e profetico. Il testo esprime in pieno Avvento la speranza che caratterizza l’attesa del Signore. Il vedere oggi si tramuta nell’accogliere con la fede, il mistero che supera di gran lunga il vedere con gli occhi della testa e prenderne nota. D’altronde la fede cristiana proietta in una dimensione di accoglienza del mistero di Dio che, proprio perché tale, non è di facile comprensione. Gesù Cristo stesso più volte nella sua predicazione elogia coloro che pur non avendo visto con gli occhi, credono. La fede rimane sempre e comunque un salto nel buio che richiede fiducia, abbandono, conoscenza ed accompagnamento. Se non si muove in questi termini essa rimarrà bambina ed avrà bisogno di sostegni che si rivelano molto deboli ed inadatti al peso teologico e che tante volte si risolvono in devozionismi entusiastici, evanescenti che crollano inesorabilmente alla prima contraddizione ed alla mancanza di riscontro nell’esperienza. É impellente la necessità di validi accompagnatori sulla via della fede, religiosi e laici che parlino con la vita vissuta ed anche col bagaglio indispensabile della cultura religiosa e teologica. P. Angelo Sardone