875. «Vidi nel cielo un altro segno, grande e meraviglioso: sette angeli che avevano sette flagelli; gli ultimi, poiché con essi è compiuta l’ira di Dio»

La semina del mattino
875. «Vidi nel cielo un altro segno, grande e meraviglioso: sette angeli che avevano sette flagelli; gli ultimi, poiché con essi è compiuta l’ira di Dio» (Apc 15,1).

La narrazione apocalittica è giunta alla terza fase del dramma: il giudizio escatologico, introdotto dalla visione dei sette Angeli usciti dal tempio celeste. A loro è affidato il compito di rendere esecutivi i flagelli. Si tratta degli ultimi flagelli, perché in essi si manifesta l’ira di Dio nel suo massimo rigore e sono inoltre segno della fine e del compimento del mistero della vita sulla terra. Questo ennesimo segno è definito grande e meraviglioso, data la sua portata ed il suo significato premonitore di cose sorprendenti e grandiose per un’umanità disattenta e noncurante di ammonimenti continui dettati dal Creatore con le molteplici situazioni di ordine ambientale, geofisico. Gli Angeli rovesceranno le sette coppe sulla terra quasi a dare la lezione più grave ed irreversibile per l’umanità, inducendola a rifiutare il male ed a scegliere il bene. L’ira di Dio così si esaurisce. Il cantico proclamato da coloro che hanno vinto la bestia demoniaca al contrario, riconosce l’onnipotenza di Dio e le sue grandi e mirabili opere, dinanzi alle quali si prostreranno tutte le nazioni. L’ira di Dio, terribile e terrificante, non è altro che la sua ripugnanza dinanzi a tutto ciò che è peccato, frutto della malvagità umana. Superiore comunque a questo dato che è propriamente umano, c’è sempre la grande ed infinita misericordia di Dio che però è giustizia e tende a far ravvedere seriamente ed umilmente chiunque si trova in una particolare situazione di peccato e di disordine in ogni senso. P. Angelo Sardone