826. «Se tu, che sei Giudeo, vivi come i pagani e non alla maniera dei Giudei, come puoi costringere i pagani a vivere alla maniera dei Giudei?»

La semina del mattino
826. «Se tu, che sei Giudeo, vivi come i pagani e non alla maniera dei Giudei, come puoi costringere i pagani a vivere alla maniera dei Giudei?» (Gal 2,14).

La lettera di Paolo ai Galati contiene alcuni sprazzi autobiografici che aiutano a comprendere meglio la personalità dell’Apostolo per eccellenza, votato per vocazione singolare, alla predicazione ed all’evangelizzazione dei pagani. La diversità di ruolo, di temperamento e di facondia, in confronto a Pietro, lo colloca nell’alveo della complementarietà pastorale che, soprattutto nei primi tempi dell’impianto della Chiesa nell’orbe, si caratterizza, secondo i vari altri apostoli, in luoghi di destinazione, modalità di evangelizzazione e di martirio, come indispensabile e provvidenziale. Ciò non toglie che, pur non facendo parte del collegio apostolico costituito dai dodici, Paolo non abbia avuto, insieme con la chiarezza espositiva, la docenza e la competenza che gli deriva direttamente da Cristo: sulla strada di Damasco da Lui era stato fermato, convertito e riempito come un vaso, di grazia, di fede e di coraggio. Lo stesso che lo fece affrontare a viso aperto Pietro per una evidente contraddizione che poteva procurare sconcerto e confusione tra i neofiti. La coerenza nel linguaggio e soprattutto nelle azioni non deve mai mancare, soprattutto tra gli uomini di Dio, in termini corretti di educazione, con l’intento di costruire e non di demolire, attenendosi alla legge di coscienza ed all’obbedienza all’autorità costituita. Comportamenti ipocriti e parole melliflue dense di egocentrico ritorno, non fanno bene a nessuno, neppure agli entusiastici e leggeri seguaci che, scoperta poi la falsità, ritornano sui loro passi e si decidono finalmente ad una seria e vera conversione. P. Angelo Sardone