806. «Stabat Mater dolorósa iuxta crucem lacrimósa, dum pendébat Fílius»

La semina del mattino
806. «Stabat Mater dolorósa iuxta crucem lacrimósa, dum pendébat Fílius».

L’inizio della celebre sequenza attribuita al frate francescano Jacopone da Todi, scritta fra 1303 e il 1306, è una tra le più belle rievocazioni dell’odierna memoria liturgica di importante rilevanza dottrinale e pastorale, la Beata Vergine Maria Addolorata. Maria di Nazaret, la donna del dolore, accanto al suo figlio Gesù fu partecipe della sua passione. I dolori già sentenziati dal santo vecchio Simeone nel segno della spada che le avrebbe trafitto l’anima (Lc 22,35) e che in un certo senso «scavava nella sua vita i gradini della via crucis» (Papa Francesco), si concretizzarono nella vita pubblica di Gesù ed ancor più nel mistero della sua passione e morte. La Tradizione popolare cristiana ne ha identificati sette, espressi nell’iconografia e nella statuaria dalle sette spade che solitamente sono collocate nel petto di Maria Addolorata e che corrispondono a sette episodi evangelici. Non si può rimanere indifferenti dinanzi al volto pallido e pietoso di Maria, alle sue mani strette sul cuore quasi a dire: «Compatitemi, io sono stata la madre più afflitta, più addolorata che mai ci sia stata» (S. Annibale). La Vergine è la desolata: in Lei si concentra e si appoggia il dolore dell’intero universo per la morte del Figlio e si esprime con la bellissima immagine della Pietà, la Madre che sorregge sul grembo il Figlio morto. Maria continua a piangere ancora oggi, nonostante i suoi ripetuti richiami in diverse apparizioni, per lo smarrimento dei suoi figli ed il persistente peccato dell’umanità ed è sempre presente nella vita della Chiesa e dei suoi figli a Lei affidati da Cristo morente sulla croce. Auguri a tutte coloro che portano il nome di Addolorata, Tina, Dolores. P. Angelo Sardone