767. «Come punisti gli avversari, così glorificasti noi, chiamandoci a te»

La semina del mattino

767. «Come punisti gli avversari, così glorificasti noi, chiamandoci a te» (Sap 18,8).

Come spesso accade nel Vecchio Testamento, il Libro della Sapienza, con un artificio letterario, viene attribuito al re Salomone, ma il contesto e le idee espresse richiamano un Giudeo di Alessandria vissuto intorno al 50 a.C. Il testo affronta problematiche diverse, dalla vita al peccato, al male. La soluzione di ogni cosa viene da una fede nell’unico Dio e nella fedeltà alla Legge. Nell’analisi delle piaghe di Egitto, vengono aggiunti numerosi particolari ai testi già noti. La memoria storica è motivo di presa di coscienza della grandezza di Dio e della sua protezione sul popolo eletto. Le azioni di Dio, anche quelle punitive, agli occhi del saggio, evidenziano l’attuazione del piano divino in forma di predilezione di Israele al quale si attribuiscono gloria e vocazione singolare. Il richiamo alla Pasqua, detta sacrificio, è fondamentale nella fede del popolo d’Israele, perché costituisce in un certo senso il nuovo punto di partenza dopo la cattività egiziana e la libertà per tornare nella terra promessa ed abitarla. Alla punizione dei popoli e degli dei avversi, corrisponde in questa logica, la glorificazione operata da Dio perché possa realizzarsi pienamente il piano di salvezza. La risposta alla chiamata del Signore, in qualunque epoca avvenga, diviene un atteggiamento di amore, di fedeltà, di accoglienza della benevolenza divina. Ci pensa Dio stesso a sbaragliare davanti i nemici per favorire l’orientamento al bene ed il possesso della terra, purché si coltivi in santità e giustizia, una risposta di amore coerente e perseverante. P. Angelo Sardone