701. «Coraggio! Come hai testimoniato a Gerusalemme le cose che mi riguardano, così è necessario che tu dia testimonianza anche a Roma»

La semina del mattino

701. «Coraggio! Come hai testimoniato a Gerusalemme le cose che mi riguardano, così è necessario che tu dia testimonianza anche a Roma» (At 23,11).

Le traversie di Paolo non finiscono mai; i guai con i Giudei sembrano non dargli tregua. L’Apostolo aveva messo tutto in conto, sapendo bene che l’evangelizzazione nel Nome di Gesù avrebbe avuto questo peso. Quando aprirà il cuore agli abitanti di Corinti, enumererà con precisione a memoria tutte le sofferenze sopportate per il nome di Gesù. La difficoltà è dovuta alla non comprensione e quindi al rigetto da parte dei Giudei, chiusi esclusivamente nell’osservanza della legge, della nuova realtà di fede che attraverso Gesù Cristo morto e risorto sta diffondendosi sia tra i Giudei che soprattutto i pagani ad opera di Paolo. Il ritorno a Gerusalemme pur procurandogli gioia e lodi per la buona riuscita dei suoi viaggi, getta l’Apostolo nella bolgia della diffidenza, del giudizio e della facile condanna da parte dei suoi conterranei, fino ad essere vilipeso, carcerato, costretto a pronunziare una apologia col racconto della sua conversione. Proprio quando non c’è la fa più, bistrattato anche da un tribuno romano, con coraggio, fermezza e decisione Paolo si dichiara “romano”. Intimorito da ciò il tribuno onde evitare che subisca molestie e battiture, lo riconduce in caserma in protezione. La notte stessa il Signore prospetta a Paolo la testimonianza a Roma dove concluderà la sua missione. La fedeltà all’osservanza della legge di Dio e la testimonianza del risorto, sono ancora oggi le armi con cui difendersi dai continui attacchi anche dei buoni, radicati in una fede fissista che non è capace di far un passo avanti, pur cosciente della bellezza e profondità di quanto si è ricevuto. Ciò richiede testimonianza e coraggio per non cedere dinanzi ad insulti, percosse e timori per la vita. P. Angelo Sardone