659. Giovedì di Pasqua

La semina del mattino

659. Giovedì di Pasqua.

«Dio ha risuscitato Cristo dai morti: noi ne siamo testimoni» (At 3,14). Il clamore suscitato nel popolo accorso al tempio al portico di Salomone, fuori di sé dallo stupore, viene ammansito immediatamente da Pietro che chiarisce che quel prodigio è opera del risorto, Gesù di Nazaret, il “Signore”. Tutto ciò che si sta realizzando dopo l’evento della Pentecoste, è l’effusione della fede che dà fondamento alla vita dei cristiani destinati a soppiantare con la loro identità e missione apostolica, gli Ebrei. Per essi infatti la risurrezione era un assurdo. Non potendo contrastare l’evidenzia dei fatti, a cominciare dai capi, si erano rifugiati dietro la ridicola scusa che sarebbero stati i discepoli di quel “fannullone” a trafugare il corpo e ad inscenare la farsa. Tutta la storia sacra, letta in una chiave diversa, non poteva non attestare l’esecuzione puntuale del disegno del Padre Iddio. Ancora una volta la testardaggine del popolo, nota sin dagli inizi della sua storia, andava a contrastare la verità del sorprendente evento. C’era qualcosa in più: la favola era confutata dalla testimonianza concreta di tante persone che non per sentito dire, ma per esperienza diretta, avevano visto Gesù Risorto: le donne ed in particolare Maria di Magdala, più di cinquecento fratelli in una sola volta, Giacomo, tutti gli apostoli ed ultimo anche Paolo che, nonostante la sua intelligenza ed il rigorismo farisaico si era piegato a questa verità. Questa che non è semplicemente apologia, deve essere ribadita oggi con costanza e coraggio non solo da noi sacerdoti, testimoni del Risorto, ma anche e soprattutto dal popolo di Dio, popolo della risurrezione. P. Angelo Sardone