631. «Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele, perché Dio è con noi»

La semina del mattino
631. «Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele, perché Dio è con noi» (Is 7,14).

La guerra Siro-efraimita (732 a.C.) è il contesto ed il pretesto per l’annunzio del grande mistero di salvezza che si verificherà nella pienezza dei tempi: il Figlio di Dio si incarna nel seno di una creatura umana elevata alla dignità altissima di Madre di Dio. La profezia squarcia il buio del tempo ed immette la luce della volontà del Padre che sin dalla cacciata dei progenitori dal paradiso terrestre non ha mai abbandonato l’uomo, anzi ha predisposto il tempo della salvezza e l’uomo giusto della salvezza, il suo stesso figlio, Gesù, Dio che salva. La giovane moglie di Acab è semplicemente il segno: la realtà si concretizzerà secoli dopo con un’altra donna, Maria di Nazaret che riceve dall’Angelo Gabriele l’annunzio di tale progetto. Mediante il suo angelo Dio comunica alla giovane donna il progetto di amore chiedendo la sua disponibilità. Le difficoltà evidenziate dalla nazarena sono risolte dalla parola convincente dell’Angelo e dall’esposizione chiara del pensiero di Dio. Fiduciosamente convinta, Maria accoglie, accetta, diviene compartecipe del piano di salvezza. L’annuncio non è una parola, è una persona, Gesù Cristo, Parola del Dio vivo che prenderà possesso del grembo verginale di Maria, la feconderà col suo amore rendendola nel medesimo tempo figlia e madre. La solennità dell’Annunciazione del Signore si colloca a distanza di 9 mesi dalla celebrazione del Natale di Gesù, il tempo naturale per la gestazione di un figlio nel grembo di una donna. La disponibilità attenta e generosa di Maria la rende scattante con il suo «eccomi». Auguri vivissimi a tutti coloro che portano il nome di Annunziata, Nunzio, Nunzia, Tina e derivati. P. Angelo Sardone