616. «Volgi il nostro lutto in gioia e le nostre sofferenze in salvezza»

La semina del mattino
616. «Volgi il nostro lutto in gioia e le nostre sofferenze in salvezza» (Est 4,17).

Tra le diverse preghiere contenute nella Bibbia, quella della regina Ester esprime il sentimento comune agli uomini di dolore e sofferenza nella prova e di fiduciosa condivisione con Dio delle proprie paure e delle incresciose avversità. Ester è la grande e coraggiosa eroina del libro omonimo. Suo malgrado, con un gesto rischioso per la sua stessa vita, perora presso il re la salvezza del suo popolo. Una norma tassativa di Assuero, re di Persia, dove si svolge la vicenda, era costato il ripudio della moglie Vasti che gli aveva disobbedito presentandosi davanti a lui senza essere stata chiamata. Ester ha una angoscia mortale determinata dalla condizione servile in quella terra del suo popolo Israele, e dall’infausto progetto di morte ideato da Aman, il gran vizir. Sollecitata dal suggerimento pressante dello zio Mardocheo, suo tutore, spinge la regina prima di presentarsi al re, a mettersi davanti a Dio con cuore umile e fiducioso presentando a Lui la richiesta di soccorso. La sua preghiera esprime i dati essenziali del rapporto con Dio in termini di soggezione, fiducia, abbandono e richiesta. Innanzitutto la benedizione ed il riconoscimento della grandezza del Dio dei Padri con la memoria storica dei suoi interventi prodigiosi nei confronti di chi è disposto a compiere la sua volontà. Poi la presentazione dell’attuale situazione con la richiesta di coraggio per presentarsi al re e perorare la salvezza del popolo. È un esempio concreto di come possa diventare la nostra preghiera che tante volte potrebbe ridursi semplicemente ad una lista di cose da chiedere. P. Angelo Sardone