615. «Dio vide che si erano convertiti dalla loro condotta malvagia, si ravvide riguardo al male che aveva minacciato di fare loro e non lo fece»

La semina del mattino
615. «Dio vide che si erano convertiti dalla loro condotta malvagia, si ravvide riguardo al male che aveva minacciato di fare loro e non lo fece» (Gn 3,10).

Finalmente sottomesso alla volontà di Dio, Giona comincia ad attuare quanto Il Signore gli comanda di fare. La sua vita era stata in un certo senso ribelle, non volendosi sottomettere ai voleri di Jahwé che lo aveva destinato ad un servizio spirituale e morale agli abitanti di Ninive. Aveva cercato ripetutamente di sfuggire al richiamo divino, ma le circostanze e gli eventi della sua vita, soprattutto la terribile esperienza di essere divorato da un grosso pesce, rimanere nel suo ventre tre giorni ed essere poi vomitato sulla spiaggia, lo indusse, come sconfitto, a collaborare con Dio nella sua missione di salvezza. La città di Ninive (Iraq settentrionale) era una grande metropoli: per attraversarla ci volevano tre giorni di cammino. La numerosa popolazione era nota a Dio per la sua grande malizia. Per ben due volte il Signore chiama Giona. Obbediente alla sua Parola, il profeta che sarà citato anche da Gesù nella sua predicazione, si inoltrò nella città ed il suo annunzio fu efficace. La gente, a cominciare dal re fino al più piccolo, si convertì e produsse frutti concreti di conversione: digiuno, cenere, vestito di sacco, cioè mortificazione, sobrietà, penitenza. Dio apprezzò tutto questo e manifestò la sua misericordia. Oggi ci vorrebbe non solo qualche altro Giona, ma anche un popolo ben disposto ad accogliere la Parola di Dio, a cominciare dai governanti e da chi ha autorità, per cambiare davvero vita e godere della misericordia senza limiti di un Dio che, se anche minaccia, si tira indietro dinanzi ad una nuova e seria condotta di vita. P. Angelo Sardone