561. «Ascolta la voce del popolo, qualunque cosa ti dicano, perché non hanno rigettato te, ma hanno rigettato me»

La semina del mattino
561. «Ascolta la voce del popolo, qualunque cosa ti dicano, perché non hanno rigettato te, ma hanno rigettato me» (1Sam 8,7).

Il profeta Samuele invecchia nel compimento del suo ministero a favore del popolo d’Israele come giudice e liberatore. Non lo imitano i suoi figli che invece corrono dietro il facile guadagno a discapito del retto giudizio. I notabili del popolo intendendo uniformarsi ai popoli circonvicini e data la situazione particolare di poca fiducia nei figli di Samuele, gli chiedono di dare loro un re. Il profeta rimane molto amareggiato per questa richiesta che gli sembra offensiva nei confronti del Signore, l’unico vero re. Il popolo d’Israele infatti è sempre stato un popolo teocratico: il potere appartiene a Dio che si serve dei suoi ministri, i profeti, i giudici. Rammaricato per questo, Samuele ne parla a Dio e di tutta risposta si sente dire di ascoltare comunque la voce del popolo perché il rigetto non è nei suoi confronti, ma nei confronti di Dio stesso. Il compito salutare di Samuele, nonostante la concessione della monarchia è stato quello di far rispettare i diritti di Dio sul popolo. Tutto ciò si realizzerà attraverso Davide, la cui indiscussa personalità concilierà i due aspetti, profano e religioso della monarchia stessa. La medesima situazione spesso si trovano a vivere i responsabili religiosi con autorità sul popolo: tante volte devono soccombere a richieste assurde soprattutto da parte dei pii e devoti che non sanno distinguere ciò che appartiene esclusivamente a Dio e ragionano con l’istinto entusiastico e non razionale di mettersi alla pari con gli altri. Le conseguenze poi si vedono! P. Angelo Sardone