493. «La farina della giara non venne meno e l’orcio dell’olio non diminuì»

_La semina del mattino_

*493. «La farina della giara non venne meno e l’orcio dell’olio non diminuì» (1Re 17,16).*

La povertà si raccorda con la carestia e la siccità. Il bisogno di pane per vivere si interseca con la richiesta di un lavoro dignitoso col quale si possano esprimere capacità e doni. Ma quando non piove per lungo tempo, quando la ricerca di una occupazione diviene un assillo quotidiano e sembra che sia inascoltato il grido del povero e sofferente, *solo la fede fa percepire l’intervento della Provvidenza di Dio*. _*La Sacra Scrittura ritiene tra le fasce deboli della società le vedove*_. L’episodio quasi speculare di due di esse, *quella di Sarepta di Sidone* risalente al ciclo biblico del profeta Elia e *quella del Vangelo*, sottolineata dalla precisa indicazione di Cristo, nella opulenta e pur povera società di oggi, diventano uno stimolo per una seria riflessione di abbandono fiducioso in Dio e di autentica ed eroica generosità di cui sono dotati gli stessi poveri. Entrambe le vedove _sono anonime proprio perché dietro di loro si celano infinite analoghe situazioni di ogni tempo_. Il pugno di farina e le poche gocce di olio utili per confezionare l’ultima focaccia e poi morire, come i due spiccioli gettati nel tesoro del tempio, tutto ciò che la vedova evangelica possedeva, sono *gli elementi catalizzatori della generosità delle due donne* vessate dalla sventura umana della perdita del marito e, nel contempo, della loro straordinaria generosità che manifestano nel dono di tutto ciò che hanno e di tutto ciò che sono. Finché giunse la pioggia la farina e l’olio non vennero meno. L’unico possesso per vivere, *al contrario del superfluo tintinnante del denaro dei ricchi*, meritò l’elogio di Gesù: _ha dato tutto ciò che aveva_. Grande insegnamento per la vita di oggi laddove _*la povertà non è sconfitta e la brama del possesso è continuamente alimentata*_. _P. Angelo Sardone_