464. «Date mano alla falce, la messe è matura; pigiate, il torchio è pieno e i tini traboccano: grande è la loro malvagità!

_La semina del mattino_
*464. «Date mano alla falce, la messe è matura; pigiate, il torchio è pieno e i tini traboccano: grande è la loro malvagità!» (Gio 3,13).*

Fa un certo effetto leggere parole di questa portata pronunziate direttamente dalla bocca di Dio con la mediazione dell’incauto profeta che si presta a farsi comunicatore di un *avvertimento impressionante*. Le suggestive immagini tratte dalla natura e dalla vita dei campi, tipiche del nomadismo di Israele, evocano la situazione particolare di un popolo sempre _restio alla fedeltà vera, alla perseveranza nel bene, facilmente ammaliato dalle situazioni e convenienze abitative_ o allertato dalla paura incombente dei popoli vicini. La misericordia di Dio si esprime come giudizio e giustizia in un *giorno* ed un *luogo* preciso: _*la valle di Giosafat*, valle della Decisione e il *giorno del Signore*. La valle di Giosafat nel contesto biblico è la sede del giudizio apocalittico di Jahwé. Il giorno del Signore secondo come già Amos aveva profetato, _è giorno di tenebre e di oscurità, giorno di ira feroce_ che renderà desolata la faccia della terra. Il quadro della profezia odierna è fosco e decisamente pauroso: sono compromessi e coinvolti gli astri del cielo; la voce di Dio diviene come un ruggito di leone. Egli è comunque rifugio e fortezza per chi confida in Lui. Sono sempre attuali queste considerazioni che superano il tempo e delineano la vigilanza di Dio sull’intera umanità. Anche se l’uomo d’oggi non pensa facilmente a queste cose, sono gli stessi avvenimenti a richiamarlo al realismo della precarietà delle cose e della conclusione della vita, sottoposta così minacciosamente alla paura della fine e del giudizio di Dio. _P. Angelo Sardone_