425. «Il giorno del Signore verrà come un ladro di notte»

La semina del mattino
425. «Il giorno del Signore verrà come un ladro di notte» (1Tes 5,1).

I Tessalonicesi erano preoccupati nel vedere tardare la seconda venuta del Signore e si chiedevano quale fosse la data esatta e l’ora. Era una delle questioni dibattute nella comunità. La prima lettera di S. Paolo è imperniata sulla venuta gloriosa di Cristo. Le espressioni da lui adoperate contrastano la situazione di lassismo che aveva ingarbugliato la vita cristiana degli abitanti di Tessalonica. Il suo scopo e preoccupazione sono quelli di suggerire i modi per superare i pericoli dell’ultima e grande ora. Il giorno del Signore, cioè la sua manifestazione definitiva, è incerto e per tanti versi fatale: giungerà come un ladro che irrompe in casa. È incerto il momento nel quale ciascuno sarà chiamato a rendere conto della sua esistenza terrena attraverso il passaggio della morte ed il primo giudizio. Incertezza e rischi diversi sono tenuti a bada da un’attenzione desta in ogni momento, al pari dei dolori di una donna incinta che sta per partorire. Alla pace ed alla sicurezza decantata si opporrà la precipitazione improvvisa della rovina. Questa sottolineatura è in linea con diversi passi apocalittici riportati anche dai profeti. La conoscenza di queste particolari situazioni e dei modi di come attenderle, deve essere sempre nota. Chi vive nel peccato vive nell’ignoranza di Dio, accecato spiritualmente e moralmente. La tematica, attuale in ogni tempo, più che sconvolgere e far ricercare ostinatamente una probabile data, deve indurre invece a vivere bene il presente, come kairos, cioè tempo propizio per fare il bene. P. Angelo Sardone