418. «Da Nàzaret può venire qualcosa di buono?»

_La semina del mattino_

*418. «Da Nàzaret può venire qualcosa di buono?» (Gv 1,46).*

Questa singolare espressione pronunziata da *Natanaele*, il *Bartolomeo* riportato negli elenchi dei Dodici Apostoli dai vangeli Sinottici, quasi squalifica la grandezza e l’autorità del Maestro. Non fu chiamato direttamente da Gesù ma portato a Lui dal suo amico Filippo che gli disse con entusiasmo di aver trovato Colui del quale avevano scritto Mosè ed i Profeti. L’unico neo era determinato dal fatto che questo _*Gesù, figlio di Giuseppe, proveniva da Nazaret*_. Ciò costituisce per Natanaele che sicuramente conosceva la Legge, una sorta di *pregiudizio che gli crea difficoltà* a credere che un uomo proveniente da un minuscolo paese potesse essere proprio quello di cui le Scritture e le Profezie avevano detto del Messia. Convinto comunque dall’amico che gli aveva chiesto di accertare personalmente l’identità di Gesù andandogli dietro, si muove e quando è davanti a Lui *i pregiudizi sono azzerati*. Il più bell’elogio glielo fa proprio il Maestro di Nazaret, definendolo un _*vero Israelita nel quale non c’è frode*_ e rivelandogli alcuni particolari della vita che solo lui poteva conoscere. Smascherato e sopraffatto da questa rilevante e misteriosa personalità, latore di una conoscenza soprannaturale di avvenimenti e persone, _Natanaele proclama la sua professione di fede_ e da allora segue quell’Uomo di Nazaret che prima in un certo senso aveva quasi disprezzato. La sua testimonianza di fede, come narra la Tradizione, lo porterà fino alle estreme conseguenze: per amore di Gesù _*si farà scorticare vivo!*_ Qualsiasi forma di pregiudizio, soprattutto nei confronti della fede e di Gesù Cristo viene annullata da una conoscenza seria e da un’esperienza concreta. _P. Angelo Sardone_