412. «Vieni tu, regna su di noi!»

_La semina del mattino_

*412. «Vieni tu, regna su di noi!» (Gdc 9,10).*

La condizione politica di Israele è quella di un popolo teocratico, cioè che ha Dio come unico Signore, unico vero re. Ciò lo distingue dagli altri popoli e l’esperienza dell’esodo lo conferma ampiamente. La collocazione nella Terra promessa lo incita però ad una sorta di *conformazione agli altri popoli*, lo induce a volere un proprio re. Si determina così un _forte contrasto tra la fede e l’abbandono fiducioso nell’unico Dio che è l’unico signore e il nuovo atteggiamento sa di prostituzione_. Il Libro dei Giudici racconta l’evento tragico della faida familiare avvenuta dopo la morte di Gedeone. Un suo figlio, infatti, *Abimelec*, che non ha diritto di successione perché nato da una schiava, _*fa uccidere tutti i suoi settanta fratelli*_. Il più piccolo, *Iotam*, che scampa il pericolo perchè si è nascosto, come Gedeone si fa paladino dell’unica sovranità che spetta a Dio. Sul monte Garizìm proclama una significativa parabola. In essa, con l’ausilio di una intelligente simbologia agreste, induce il popolo a comprendere che non ha bisogno di essere guidato da un re umano, perché gode del sostegno e della supremazia di Jahwé. Gli alberi adoperati come immagine di stabilità e ricchezza, *l’ulivo, il fico e la vite* non vogliono rinunziare alle loro naturali potenzialità per governare sugli altri alberi. Il rovo spinoso è l’immagine più adatta a spiegare l’identità di Abimelec, il sanguinario dittatore che può portarli alla rovina. Qualunque potere _*non potrà mai eguagliare quello di Dio*_ che non rende schiavi ed inebria con le lusinghe il popolo anche quando questi manifesta tutta la sua debolezza, la paura e l’inconsistenza di autonomia e saggezza. _P. Angelo Sardone_