394. «Non il molto sapere sazia e soddisfa l’anima, ma il sentire e gustare le cose internamente»

_La semina del mattino_

*394. «Non il molto sapere sazia e soddisfa l’anima, ma il sentire e gustare le cose internamente».*

Queste parole sono contenute nel famoso testo degli *Esercizi spirituali* del santo basco *Ignazio di Lojola* (1491-1556), _fondatore della Compagnia di Gesù_, uno stile nuovo di vita evangelica. Pellegrino, cavaliere, asceta e mistico, egli è protagonista della Riforma cattolica nel XVI secolo. Convertito alla fede dopo giorni di convalescenza e ispirato dalla lettura della vita di Cristo, _fece la confessione generale della sua vita ed emise il voto di castità perpetua_. Si dedicò allo studio mettendosi a disposizione di altri con il *metodo degli Esercizi spirituali*, sperimentati insieme ai primi suoi seguaci nella Compagnia. La sua Autobiografia ed il Diario spirituale sono fonti qualificate di una spiritualità che si divulgherà attraverso il nuovo Ordine religioso. Esso avrà come capisaldi il *carattere apostolico, l’aiuto agli uomini a progredire nella fede e nella cultura religiosa, la povertà, l’obbedienza alla Santa Sede* e al Superiore Generale, la promessa di andare ovunque il papa avesse indicato, le missioni. Nel programma di vita per sé ed i suoi seguaci, oltre il ministero dell’insegnamento che divenne una delle attività principali dell’Ordine, vi era l’attenzione ai poveri, agli orfani, agli ammalati. Morì per cirrosi epatica il 31 luglio 1556. Il suo corpo è venerato sotto l’altare del braccio sinistro del transetto della Chiesa del Gesù a Roma. Per S. Ignazio il discernimento consiste nel *distinguere la luce che viene da Dio da altre luci falsamente attribuite a Dio*. La luce di Dio si evidenzia anche nel simbolo scelto dai Gesuiti, “Cristo come un sole” con al centro il trigramma *IHS*, _*Iesus hominum Salvator, Gesù Salvatore degli uomini*_. La cultura ed il sapere non possono mai saziare e soddisfare fino in fondo senza aver provato il gusto interiore e profondo delle cose di Dio. _P. Angelo Sardone_