367. «Ti mando ai figli d’Israele, ad una razza di ribelli rivoltati contro di me»

_La semina del mattino_

*367. «Ti mando ai figli d’Israele, ad una razza di ribelli rivoltati contro di me» (Ez 2,3)*.

Quando lo Spirito entra in lui, Ezechiele si alza, ascolta ed in forza di ciò che gli viene detto, va ad annunziare. La vicenda del profeta si muove in questi parametri quando viene inviato da Dio ai figli di Israele in un particolare momento della loro storia e della loro vita. Le parole adoperate da Dio nei confronti del suo popolo nell’investitura del profeta *sono molto dure*. Sono quei termini che non si vorrebbero mai sentire, soprattutto da Dio. I figli di Israele sono definiti aspramente *«razza di ribelli, rivoltati contro Dio, figli testardi e dal cuore indurito»*. Un modo concreto di Dio per rendersi presente in mezzo al popolo è *la presenza e l’operato di un profeta*, che, come testimone, ricorda ed annunzia ciò che il Signore gli ha detto. _Se il popolo è duro di testa, Dio non si ferma, ma con l’opera del profeta conferma la sua stessa presenza e la forza della sua Parola, sia che ascoltino che non ascoltino_. Il profeta in mezzo al popolo, ieri come oggi, può sempre essere *una presenza scomoda, fastidiosa*, soprattutto quando con le parole e la sua testimonianza ricorda la rettitudine delle cose ed il pensiero di Dio rivelato attraverso la sua Parola ed annunziato dalla Chiesa. Il popolo perverso nel cuore e nella mente ed anche *i cristiani annacquati dal prurito delle novità evanescenti* anche religiose e pseudo spirituali, preferiscono a volte dare ascolto alle allettanti e seducenti favole degli *strilloni di turno*, per un voto politico, un applauso in più rivolto all’ambone, _*per accrescere l’audience rimbombante ed i like dei social*_. Quanto spesso si presta un’attenzione fuori posto ad altro e ci si rivolta e si rinnega il *“totalmente Altro”*. _P. Angelo Sardone_