2019. «Di me stesso non mi vanterò, fuorchè delle mie debolezze»

2019. «Di me stesso non mi vanterò, fuorchè delle mie debolezze» (2Cor 12,9).

Nel corso della sua personale apologia per difendersi dalle accuse di debolezza e di ambizione, l’Apostolo Paolo opportunamente tira fuori i suoi titoli di apostolato e, a mo’ di insensato e stolto, enumera le sue fatiche, i privilegi, ma anche le visioni e le rivelazioni ricevute dal Signore. Ciò non costituirà il suo vanto umano, ma l’attestazione della grandezza e della bontà di Dio nei suoi confronti. Nella giornata odierna la Chiesa celebra la memoria di un piccolo e grande gesuita, di nobile casato mantovano, S. Luigi Gonzaga (1568-1591), piccolo perchè morto all’età di appena 23 anni, contagiato dalla carità prima che dalla peste a Roma, grande perchè ha lasciato dietro di sé una scia di intenso profumo di santità. Alcuni simboli delineano la sua figura: il giglio, che richiama la sua innocenza; il crocifisso, fonte della sua pietà e sacrificio; il teschio, segno della sua morte prematura; il rosario, che testimonia la devozione alla Vergine Maria cui era consacrato dall’età di 10 anni. Ha solo 17 anni quando, rinunziando alla sua eredità, decide di farsi Gesuita e si distingue nel cammino della fede e nella penitenza. Accanto a san Camillo De Lellis si prodiga a Roma per curare gli appestati e viene contaminato dalla peste. Diversi papi lo proclamano protettore degli studenti, patrono della gioventù cattolica, e, nel 1991 S. Giovanni Paolo II, patrono dei malati di aids. S. Annibale M. Di Francia lo addita ai suoi ragazzi come modello della virtù della purezza e crea per loro l’associazione dei Luigini di Maria Immacolata. Auguri a tutti coloro che ne portano il nome, perché possano ricopiare nella loro vita esempi e virtù. P. Angelo Sardone