La semina del mattino
1643. «Questi è Giovanni, apostolo beato che conobbe i segreti del cielo e diffuse nel mondo intero le parole della vita».
Con questa antifona si apre la l’odierna festa liturgica dell’apostolo S. Giovanni Evangelista, «il discepolo che Gesù amava», intimamente unito a Lui. Fa parte del primo gruppo dei chiamati da Gesù, insieme con suo fratello Giacomo. È notoriamente il più giovane degli Apostoli, testimone qualificato, autore del quarto vangelo, di tre Lettere e dello scritto profetico dell’Apocalisse. Il suo ruolo all’interno del gruppo apostolico è di rilievo: «preso» da Gesù insieme con suo fratello e Pietro, quasi un gruppo privilegiato, è presente agli avvenimenti più importanti della vita del Maestro. A lui, morente sulla croce, Gesù affida sua madre Maria. È lui il primo a riconoscere Gesù risorto che appare sul lago di Galilea ed è compagno di Pietro nella prima predicazione evangelica. Secondo la tradizione rimane illeso dopo essere stato gettato nell’olio bollente; esiliato sull’isola di Patmos in Grecia scrive l’Apocalisse e, molto anziano, conclude la sua vita ad Efeso dove vive gli ultimi anni accanto a Maria. La sua testimonianza di vita e la fedeltà agli insegnamenti evangelici gli permettono di dare vita ad una vera a propria scuola giovannea nella quale sono ripensati gli avvenimenti della vita di Gesù e tradotti con una «elaborazione accurata» (card. Ravasi) nel testo evangelico che è il più teologico dei quattro vangeli con un linguaggio raffinato. Nella pietà popolare è esaltato come vergine e teologo. Certamente i suoi insegnamenti, l’Apocalisse e soprattutto il Vangelo che lo scrittore del III sec. Origene, riteneva «il fiore del Vangelo» per il suo profondo senso, costituiscono un patrimonio significativo dell’intera Sacra Scrittura. P. Angelo Sardone