1642. «Ecco, contemplo i cieli aperti e il Figlio dell’uomo che sta alla destra di Dio»

La semina del mattino

1642. «Ecco, contemplo i cieli aperti e il Figlio dell’uomo che sta alla destra di Dio» (At 7,56).

Subito dopo il Natale di Gesù la Chiesa celebra la festa del «dies natalis» di S. Stefano, il primo martire dell’era cristiana. Era uno dei sette diaconi di Gerusalemme; le sue gesta sono raccontate nei capitoli 6-7 degli Atti degli Apostoli. «Pieno di grazia e di potenza», operatore di grandi prodigi e segni in mezzo al popolo, rimase impavido dinanzi ai membri della sinagoga incapaci di resistere alla sapienza che lo Spirito Santo manifestava attraverso le sue ispirate parole e ancor di più dinanzi agli anziani ed agli scribi, furibondi accusatori nel sinedrio. La sua eloquente testimonianza manifesta una conoscenza profonda della Scrittura ed una forza sovrumana nel terribile martirio della lapidazione. La sua morte evoca quella stessa di Cristo del quale ricopia le parole nella supplica al Padre di accogliere il suo spirito di vita e nel perdono per i suoi uccisori. Tutto ciò certamente fu determinante per la successiva conversione di Saulo che assistè alla sua morte e raccolse il suo mantello, come una preziosa eredità. Quando si è incapaci di opporsi alla verità per mancanza di ragioni valide e suadenti, e la testimonianza ferma di qualcuno diventa inoppugnabile, si ricorre sempre alla forza ed al linciaggio verbale o fisico con l’illusione di mettere a tacere la verità ed annientare la fermezza della Parola e delle parole di fede che da essa derivano. Nella società e nella Chiesa di oggi occorrono altre simili dimostrazioni che testimoniano con fermezza e coraggio l’opzione fondamentale per Cristo e la fedeltà al proprio Battesimo. Auguri a tutti coloro che portano il bel nome di Stefano o Stefania di derivazione greca, che significa «corona, incoronato-incoronata». P. Angelo Sardone