La semina del mattino
1641. «Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse» (Is 9,1).
Questo bellissimo testo profetico è l’overture liturgica del grande mistero del Natale. Il corredo dei segni antichi, proprio della predicazione di Isaia, si dispiega ora nella realtà attraverso l’evento della nascita di Cristo, corredata dalla documentazione di elementi storici che attestano la verità. Il buio e le tenebre dell’umanità a seguito del peccato originale, sono squarciate ora dalla luce intensa che viene dal cielo e che irrompe nella vita dell’uomo per redimerlo e dargli ogni giorno la speranza di una vita nuova, diversa, orientata a quella senza fine e senza dolore. Il Natale è la solennità liturgica che soppianta la festa pagana del «Natale del Sole invitto» cioè non vinto, che si celebrava a Roma proprio il 25 dicembre. «Tutto il vangelo di Giovanni è un balbettio intorno alla luce eterna che è amore e vita. Dio in noi e noi in Lui» (Edith Stein). Il Natale è la spiritualità del dono: «è nato per noi un bambino, un figlio ci è stato donato» (Is 9,5), infinito amore di Dio; è messaggio di solidarietà con l’uomo peccatore ed i poveri; è evocazione del valore della vita umana; è valore della gioia e della pace. Le sue espressioni, soprattutto nella pietà popolare, sono molteplici: il presepe domestico, l’albero di Natale, simbolo dell’albero della vita al centro dell’Eden (Gn 2,9) e dell’albero della croce; il pranzo di Natale che vede riunita la famiglia cristiana per benedire e ringraziare il Signore per il dono del cibo, e rende saldi e gioiosi i vincoli familiari. Auguri. Santo Natale di gioia, di luce e di pace, necessari più che mai in questo tempo di tristezza, di buio e di guerra. P. Angelo Sardone