La semina del mattino
1618. «Venite, saliamo sul monte del Signore, poiché da Sion uscirà la legge e da Gerusalemme la parola del Signore» (Is 2,3).
L’Avvento, tempo di attesa della prima venuta di Cristo, è caratterizzato liturgicamente dalla Parola dei Profeti, in particolare Isaia. Le sue pagine, infatti, costituiscono un vero e proprio annuncio della speranza di Israele nella venuta del Messia. A lui si aggiungono Giovanni Battista e Maria. Isaia nacque intorno al 765 a.C. e nel 745 ricevé da Dio la missione. Proclamò la Parola a Gerusalemme diventando «uno straordinario testimone dell’attesa messianica d’Israele e dell’umanità» (S. Giovanni Paolo II). Il monte di cui egli parla è quello del Tempio di Gerusalemme che diventerà il punto di riferimento di tutte le genti. La Legge, o Torah, sono le diverse istruzioni e le esortazioni che Dio dà al suo popolo per il buon andamento della vita quotidiana e genera una società giusta. Sion è la parte più alta di Gerusalemme, il luogo dal quale esce la Torah, il riferimento della dimora di Dio e della sua presenza nella città e in mezzo al popolo. Da Gerusalemme uscirà la Parola: la identità che Giovanni evangelista dà a Gesù è «Verbum», cioè «la Parola». La parola esce dalla casa di Dio che abita tra gli uomini, che ha immesso nella storia e nella vita dell’uomo la sua parola, per aiutarli a sviluppare la comunicazione tra loro. La parola dell’uomo, sarà sempre impari alla Parola di Dio, alla quale deve invece rivolgere lo sguardo del cuore per ascoltare, obbedire (ob audire), ed avere la garanzia di camminare nella verità, nella pace e nella concordia con tutti. Questo non è irenismo o buonismo fuori posto, ma conseguenza naturale dell’ascolto della Parola che si traduce in autentica beatitudine. P. Angelo Sardone