1615. «Vidi i morti, grandi e piccoli, in piedi davanti al trono. I libri furono aperti. Fu aperto anche un altro libro, quello della vita. I morti vennero giudicati secondo le loro opere, in base a ciò che era scritto in quei libri»

La semina del mattino
1615. «Vidi i morti, grandi e piccoli, in piedi davanti al trono. I libri furono aperti. Fu aperto anche un altro libro, quello della vita. I morti vennero giudicati secondo le loro opere, in base a ciò che era scritto in quei libri» (Ap 20,12).

L’intensa visione profetica dell’evangelista Giovanni, presenta l’estremo combattimento e la vittoria sul diavolo gettato nello stagno di fuoco e zolfo per essere tormentato giorno e notte per i secoli eterni. Cielo e terra poi scompaiono dinanzi al trono bianco sul quale è seduto Dio. Il mare, la morte e l’Ade, cioè il regno delle anime e dei morti, secondo la mitologia greca e romana, consegnano le anime in loro potere. Essi sono la personificazione delle potenze avverse a Dio. I libri sono due, celesti, uno in cui sono scritti i nomi di tutti gli uomini ed un altro, quello della vita, che contiene il nome dei veri redenti. Secondo la credenza e la tradizione giudaica, infatti, in questi libri erano registrate le opere buone e cattive degli uomini, in vista della remunerazione o della condanna finale. Chi non risulta scritto nel libro della vita viene gettato nello stagno di fuoco. Ogni volta che si vive il sacramento della Riconciliazione, col pentimento vero dei peccati, ci si rimette al giudizio misericordioso di Dio, che anticipa in un certo senso il giudizio al quale tutti saremo sottoposti al termine di questa vita terrena (CCC, 1470). Il destino finale è nelle mani di ciascuno prima di presentarci di fronte al trono di Dio. Tocca all’uomo, oggi, mentre vive sulla terra, scegliere tra la vita e la morte, perché, mediante la penitenza, la fede e la conversione, possa passare dalla morte alla vita e non andare incontro al giudizio (Gv 5,24). P. Angelo Sardone