La semina del mattino
1581. «Non saremo più fanciulli in balìa delle onde, trasportati qua e là da qualsiasi vento di dottrina, ingannati dagli uomini con quella astuzia che trascina all’errore» (Ef 4,14).
Nel suo appello all’unità l’apostolo Paolo enumera i «ministeri» che rendono viva la comunità e le conferiscono dinamicità ed azione evitando confusione e sopraffazione. Lo scopo è l’unità della fede e la crescita nella conoscenza di Cristo, fino a raggiungere la necessaria maturità. Si va dagli apostoli ai profeti, dagli evangelisti ai pastori e maestri che hanno il compito di preparare al ministero ed edificare il corpo di Cristo che è la Chiesa. In questa maniera si raggiunge un tenore di maturità che permette al popolo di Dio di vivere nella serenità e nell’ordine ed evitare difficoltà di relazioni con inganni ed astuzie varie. É il criterio della «Chiesa ministeriale» che sin dai primi tempi del cristianesimo e della sua espansione, ha regolato i rapporti dinamici e giuridici all’interno delle comunità, permettendo insieme col cammino di fede, una crescita nella maturità spirituale. Per cui ciascuno ha il suo posto, il suo ruolo, la sua missione e per questa si impegna seriamente. In questa dinamica si cresce perché a ciascuno viene riconosciuto il suo ruolo, ed il tutto, sotto l’azione dello Spirito Santo, si sviluppa ordinatamente e con la finalità dell’unità. La Chiesa ha valorizzato sempre nella sua storia questa impostazione. In Italia, a partire dagli anni 70 dello scorso secolo, con una serie di documenti la CEI, Conferenza episcopale, ha rilanciato la ministerialità che soprattutto oggi si rivela un criterio intelligente e responsabilizzante del popolo di Dio, per fargli evitare sballottamenti, inganni, astuzie ed errori. P. Angelo Sardone