1553. «Godi, o giovane, nella tua giovinezza, e si rallegri il tuo cuore nei giorni della tua gioventù»

La semina del mattino

1553. «Godi, o giovane, nella tua giovinezza, e si rallegri il tuo cuore nei giorni della tua gioventù» (Qo 11,9).

Il Qoelet, è un piccolo libro che etimologicamente fa riferimento alla funzione di colui che parla nell’assemblea, il predicatore. Più propriamente è stato identificato col re Salomone. È composto di appena 12 capitoli. Nella seconda parte, presentando l’età dell’uomo, l’autore riprende un detto significativo sulla giovinezza e lo amplifica con una serie di connotazioni interessanti sottolineando particolarmente la sua brevità. Come in un piccolo poema, quasi a conclusione dell’intero testo, evocando la vecchiaia con emozione e sentimenti diversi, con piccoli versi canta l’età della giovinezza. Innanzitutto sottolinea la gioia che deve pervadere il cuore in questo tempo importante della vita, quando si seguono i desideri del cuore e degli occhi. Viene poi il tema della sofferenza e del dolore da scacciare dalle prime forme di malinconia ricordando che capelli neri e giovinezza sono altro che un soffio. Il giovane è invitato a stare lieto, a cacciare la malinconia dal cuore, a tenere a bada il dolore. La giovinezza è la stagione più bella della vita, un tempo provvidenziale affidato a ciascuno da Dio come un vero e proprio compito. È il tempo degli interrogativi e delle risposte fondamentali alla vita che incalza, per comprendere il progetto e realizzarlo onde costruire la propria esistenza. In questo tempo, è indispensabile la presenza e l’opera degli educatori, a cominciare dai genitori, i formatori per eccellenza, i catechisti, gli insegnanti. Essi sono le guide, i maestri che devono essere vicini ed autorevoli, ricchi di calore umano e capaci di camminare insieme. Tanti giovani si perdono proprio perché nella giovinezza non sempre trovano questi «buoni operai». P. Angelo Sardone