1543. «Rimangono queste tre cose: la fede, la speranza e la carità. Ma la più grande di tutte è la carità!»

La semina del mattino
1543. «Rimangono queste tre cose: la fede, la speranza e la carità. Ma la più grande di tutte è la carità!» (1Cor 13,13).

Il tredicesimo capitolo della Prima Lettera ai Corinzi, comunemente noto come «inno alla carità» si chiude con una affermazione categorica e conclusiva di tutta la trattazione: delle tre virtù teologali spesso ricorrenti nella trattazione epistolare paolina, la più grande è la carità. Su questo testo sono stati scritti fiumi interminabili di parole a cominciare dai Padri della Chiesa. La sua importanza è straordinaria e fondamentale ai fini della comprensione della vita cristiana che ha il suo senso ultimo nel dono e valore della carità. Ricordo, per tutti, la quinta lettera pastorale del cardinal C. M. Martini al clero e ai fedeli della diocesi di Milano, datata 10 febbraio 1985, «Farsi prossimo. La carità, oggi, nella nostra società e nella Chiesa», un contributo illuminato ed illuminante di un biblista eccezionale ed altrettanto grande Pastore. Ad un amore egoista e passionale si contrappone un amore di dilezione che vuole e vede il bene altrui, la cui sorgente è in Dio. Il grande Apostolo coniuga e delinea la carità con quindici verbi molto pratici e sentenzia che essa non avrà mai fine quando le profezie scompariranno, il dono delle lingue cesserà e la scienza svanirà. La carità è ampia, tende al concreto e si esprime soprattutto nell’amore fraterno. Può essere perennemente come un punto di avvio di una nuova Chiesa «che viene dalla carità, vive nella carità e si esprime nel servizio della carità». Ma quanti fiumi di parole a volte semplicemente retoriche continuano a scriversi su questo argomento. Occorrerebbe uno sforzo vero per passare dalle affermazioni ai fatti concreti con uno sguardo solidale e fraterno, a cominciare dalle famiglie, dalle comunità religiose, dalle parrocchie e dalle diocesi e la società, per finire alla politica che dovrebbe essere «la più alta forma di carità». P. Angelo Sardone