1393. «Gente di Cipro e di Cirène, giunti ad Antiòchia, cominciarono a parlare anche ai Greci, annunciando che Gesù è il Signore. Un grande numero credette e si convertì al Signore»

La semina del mattino
1393. «Gente di Cipro e di Cirène, giunti ad Antiòchia, cominciarono a parlare anche ai Greci, annunciando che Gesù è il Signore. Un grande numero credette e si convertì al Signore» (At 11,20-21). La narrazione di Luca, puntuale e precisa annota i particolari della prima evangelizzazione che, forte della testimonianza cruenta del martirio di Stefano, vince le paure e le opposizioni e coinvolge gente proveniente da ogni dove. Alcuni originari dell’isola di Cipro e da Cirene, ad occidente dell’Egitto, predicano anche agli Ellenisti, sia quelli che provenivano dalla Grecia che quelli che parlavano la lingua greca, pagani, senza esigere la circoncisione, modo di vivere non giudaico nella comunità di Antiochia. È il segno e l’evento dell’apertura dell’evangelizzazione che caratterizzerà l’intenso apostolato di Paolo. Il successo della predicazione è assicurato dai numeri in crescendo che caratterizzano i puntuali resoconti dell’autore sacro. Quello che era avvenuto per la prima comunità di Gerusalemme, si realizza anche in contesti geografici diversi a cominciare da Antiochia di Siria (odierna Turchia), con una fiorente comunità giudea, nella quale si avverte come la predicazione sia in stretta conformità alla missione affidata da Gesù agli Apostoli. È molto bello notare come la forza dello Spirito orienta i passi dell’evangelizzazione e degli evangelizzatori, aprendo le prospettive di coinvolgimento del mondo intero del quale anche l’odierna società ormai scristianizzata fa parte. Sono cambiati i tempi e si esige un nuovo coraggio ed una nuova ferma intraprendenza di apostoli non necessariamente «degli ultimi tempi», per ridare ossigeno ad un corpo che rischia di atrofizzarsi ed essere vittima di malattie infestate da ideologie perniciose e da modi di fare contrari alla logica cristiana e al buonsenso umano. P. Angelo Sardone