1387. «Sàulo cercava di distruggere la Chiesa: entrava nelle case, prendeva uomini e donne e li faceva mettere in carcere»

La semina del mattino
1387. «Sàulo cercava di distruggere la Chiesa: entrava nelle case, prendeva uomini e donne e li faceva mettere in carcere» (At 8,3).

Una grande persecuzione si scatenò nella Chiesa di Gerusalemme dopo la morte di Stefano con la conseguente dispersione dei cristiani. Il quadro descritto dall’autore degli Atti degli Apostoli, inserisce per la prima volta il nome di Saulo che di qui a poco prenderà il sopravvento nel prosieguo della storia sino alla conclusione del Libro. La sua azione iniziale è di feroce persecuzione e gli intenti sono terribili perché proporzionati alla sua ferrea formazione giudaica fondata sulla Torah: la “nuova via” va distrutta. Le sue gesta sono appena accennate con una pennellata drammatica ed una furibonda determinazione: entrava nelle case, traeva fuori uomini e donne e li faceva mettere in carcere. Saulo era nato a Tarso nell’attuale Turchia nel 4 d.C. da una famiglia benestante ebrea, della tribù di Beniamino. Aveva perfezionato la sua formazione dottrinale e teologica a Gerusalemme alla scuola di Gamaliele un fariseo di assoluta e seria valenza culturale e religiosa. Anche se il testo sacro non lo descrive apertamente, Saulo aveva un ruolo di particolare rilievo nella sfera religiosa ebraica del tempo, in particolare, in ordine alla persecuzione dei primi cristiani, sia a Gerusalemme che nelle città vicine. L’incontro con Gesù risorto sulla via di Damasco gli farà cambiare radicalmente idea ed atteggiamento che lo indurrà ad una lettura nuova di quanto aveva espresso il protomartire Stefano, in una «cristologia» autentica fondata sulla croce di Cristo (Benedetto XVI). Per cambiare vita ed assumere atteggiamenti concreti di effettiva conversione è necessario che si realizzi un incontro vero con Cristo che superi il dato propriamente emotivo e si radichi su un rapporto serio e profondo di vita. P. Angelo Sardone