1386. «Testardi e incirconcisi nel cuore e nelle orecchie, voi opponete sempre resistenza allo Spirito Santo»

La semina del mattino
1386. «Testardi e incirconcisi nel cuore e nelle orecchie, voi opponete sempre resistenza allo Spirito Santo» (At 7,51).

La lunga apologia di Stefano in risposta al sommo sacerdote che gli chiedeva spiegazioni per l’accusa pesante a lui rivolta, è una grande lezione biblica. Non si tratta semplicemente di una difesa o una requisitoria giuridica, ma di una vera e propria dimostrazione, Bibbia alla mano, che quanto si è verificato in Gesù di Nazaret, era stato previsto e risponde al volere di Dio. La conclusione poi, riprende un’ennesima citazione tratta dall’Esodo e dal Levitico, per bollare in maniera efficace il comportamento dei Giudei accusatori e gretti nella loro impostazione teologica. La loro caratteristica è l’ostinazione e l’indocilità: continuano ad essere sordi alla voce di Dio con il cuore e le orecchie da pagani. Quali i padri, tali i figli! Il peccato evidenziato è la resistenza allo Spirito che ha parlato e continua a farlo attraverso la voce dei profeti. Le espressioni sono pesanti e l’accusa è coraggiosa ed intrepida. La spunta Stefano sul piano della verità e della chiarezza inequivocabile. Il suo coraggio viene però punito con la pena capitale della lapidazione, quasi fosse un infame bestemmiatore. La reazione degli astanti è una misera e realistica constatazione del cronista S. Luca: si rodevano il fegato dalla rabbia e digrignavano i denti contro di Lui. La storia si ripete dinanzi ai moderni Stefano che, in nome della verità in ogni campo ecclesiale e sociale, non temono di esporsi fino alla lapidazione che non avviene solo con le pietre raccolte per strada, ma con quelle infide della parola e del giudizio senza scrupoli, per nascondere l’ottusità della propria ignoranza e presunzione, che maschera a volte, una falsa religiosità. P. Angelo Sardone