1361. «Signore degli eserciti, che provi il giusto, che vedi il cuore e la mente, a te ho affidato la mia causa! Hai liberato la vita del povero dalle mani dei malfattori»

La semina del mattino
1361. «Signore degli eserciti, che provi il giusto, che vedi il cuore e la mente, a te ho affidato la mia causa! Hai liberato la vita del povero dalle mani dei malfattori» (Ger 20,12).

Il cammino liturgico giornaliero della Quaresima, in modo particolare nella Celebrazione eucaristica, riserva ogni giorno situazioni, contesti storici particolari, personaggi biblici, cose tutte che stimolano l’itinerario spirituale in ordine ad una continua e profonda formazione. I profeti hanno un’importanza singolare per il loro annuncio che spesso si esprime anche con la loro vita che diviene un segno. Tante volte sono paradigma ed esempio di un percorso esistenziale segnato dalla presenza di Dio e dalle contraddizioni molteplici della vita stessa. Il profeta Geremia è un esempio eclatante che bene sposa anche l’attuale contesto liturgico in vista della passione e morte di Gesù. La sua vita, irta di continue difficoltà e dentro lacci tesi da ingannatori e gente contraria alla sua parola, si pone come interlocutoria di una situazione di vita che talora è simile a quella di tanti cristiani, chierici e laici. La prova alla quale il Signore sottopone è senz’altro in vista di un bene maggiore, ma richiede un continuo affidamento a Dio ed una fiducia illimitata nella sua presenza e nella sua azione. Alla fine è sempre il Signore che libera chi è povero dalla mano di chi è malfattore, da chi agisce male ed opera il male. Le prove spesso sono molto pesanti, al limite della pazienza umana e della sopportazione anche fisica. Meglio affidare a Dio ogni giorno la propria causa che desistere o rivoltarsi contro, per non correre il rischio di intrappolarsi con le proprie mani e la propria vita nelle mani e nelle orde dei malfattori. P. Angelo Sardone