1353. «Il tuo popolo si è pervertito. Non hanno tardato ad allontanarsi dalla via che io avevo loro indicato! Si sono fatti un vitello di metallo fuso»

La semina del mattino
1353. «Il tuo popolo si è pervertito. Non hanno tardato ad allontanarsi dalla via che io avevo loro indicato! Si sono fatti un vitello di metallo fuso» (Es 32,7-8).

La permanenza di Mosè sul monte Sinai durò quaranta giorni e quaranta notti e si concluse col dono delle tavole della legge incise direttamente dal dito di Dio. Intanto a valle, il popolo stanco di attendere, ribelle ed ignaro di ciò che stava avvenendo sul monte, molto probabilmente un gruppo dissidente, si rivolse ad Aronne chiedendo che confezionasse per loro un manufatto che facesse da dio che camminava con loro. Con gli orecchini d’oro pendenti dalle orecchie di donne e loro figlie fu realizzato in una forma un giovane toro, segno di potenza, recante i simboli divini, tipici dell’antico Oriente. Non era l’immagine di Jahwé ma solo la realizzazione visibile della divinità invisibile. Comunque si trattava di un tradimento che la Parola di Dio enumera come «perversione», un termine molto pesante che significa proprio abbandono della fede. Dinanzi alla suggestiva rappresentazione il popolo inscena, come da tradizioni pagane, riti orgiastici e divertimento. Dio vede ed allerta Mosè invitandolo a scendere subito dal monte. La storia si ripete: spesso, nel settore propriamente spirituale e religioso, ci si stanca di aspettare. L’incomprensione del mistero del rapporto con Dio che esige, calma, tempo adeguato, mette fretta di poter realizzare tutto e subito per non pensare al passato e godere il momento presente. Tutto questo potrebbe essere anche oggi perversione, cioè traviamento, infedeltà a Dio che non si vede, dando invece importanza ad altri dei che si vedono ed ahimè si sperimentano nella loro fatuità ed inconsistenza. P. Angelo Sardone