1347. «Illusorio è il fascino e fugace la bellezza, ma la donna che teme Dio è da lodare»

La semina del mattino
1347. «Illusorio è il fascino e fugace la bellezza, ma la donna che teme Dio è da lodare» (Pro 31,30).

La bella pericope che chiude il libro biblico dei Proverbi, è un eccezionale dipinto policromo, espressivo di virtù ed azioni che si riferiscono alla donna, e si conclude con questa significativa affermazione. Ridondante per la mentalità ed il periodo storico nel quale fu scritta, nell’odierna «giornata internazionale della donna» essa rende omaggio alla donna, piccola o grande, nubile o coniugata, religiosa e consacrata a Dio, credente e non. É un tributo alla creatura eletta che Dio ha posto accanto all’uomo, della sua stessa natura e radice (ish-isha), complemento essenziale e determinante della sua vita. Espressioni molteplici nella letteratura e nell’arte che attingono a concezioni filosofiche, teologiche, sociali ed ambientali di ogni tempo, aldilà dell’effetto emotivo, poetico ed estetico, fanno riferimento all’ideale di donna, degna di lode, come tratteggiato dalla Sapienza divina. Nel contesto biblico la donna incarna la persona attiva, esperta del vivere, saggia, che sa provvedere a se stessa ed agli altri, che guarda avanti per costruire sicurezze. In quel contesto sociale e religioso, ella supera l’ambito propriamente casalingo e compie «cose eccellenti». È oculata, sa destreggiarsi in maniera egregia in qualsiasi circostanza. L’uomo è riconoscente per «il frutto delle sue mani», e tesse pubblica lode «alle porte della città». La bellezza della donna ieri, come oggi, espressa nel singolare talento del genio della sua femminilità, anche se nell’aspetto esterno e fisico può essere di durata limitata, si conserva perenne nell’interiorità sacra, che risplende ancora di più con la saggezza, la maturità e le sofferenze della vita. La donna che teme Dio è da lodare. La sua era è sempre attuale: non l’adombrano i frequenti femminicidi, le esecrande violazioni della sua dignità e del suo corpo. Dal suo cuore, si diffondono tenerezza e dolcezza, generosità e compassione, fortezza e perseveranza. Il rispetto per lei deve essere sacro ed inviolabile. Penso a mia mamma, a Maria di Nazaret, alla Chiesa; penso ad ogni donna. In tutte è delineato il disegno di Dio, non solo per la maternità, ma anche di bellezza, intuito e profondità, talento e dignità. Grazie, donna, per quello che sei e per quello che fai. Risplendi sempre del tuo splendore! P.  Angelo Sardone