1345. «Guàrdati bene dal dimenticare le cose che i tuoi occhi hanno visto, non ti sfuggano dal cuore: le insegnerai anche ai tuoi figli e ai figli dei tuoi figli»

La semina del mattino
1345. «Guàrdati bene dal dimenticare le cose che i tuoi occhi hanno visto, non ti sfuggano dal cuore: le insegnerai anche ai tuoi figli e ai figli dei tuoi figli» (Dt 4,9).

Il primo grande discorso di Mosé contenuto nel libro del Deuteronomio, si articola in diversi capitoli. La sua natura è teologica ma anche storica. Qua e là sono riportati infatti elementi storico-cronologici che accompagnano il popolo di Israele nel suo cammino dell’Esodo. Sono richiamate le esigenze della risposta a Dio ed all’alleanza e prospettive di castigo e di conversione. Sono narrate le gesta del Signore e riportate ingiunzioni precise circa il comportamento da assumere e la memoria di quanto visto, ascoltato e vissuto. Tutto questo segnerà per il popolo di Israele, il popolo di Dio, il «proprium» cioè l’elemento costitutivo del suo essere e della sua valenza sociale e religiosa. Riportare alla mente e non dimenticare quanto ha vissuto, non lasciarlo sfuggire dal cuore, insegnarlo ai posteri, a partire dai figli, sono i criteri ed i principi del modo corretto di vivere. La memoria del passato deve essere sempre viva nel presente che si costruisce proprio a partire da ciò che è stato compiuto. Spesso si rischia di non ricordare e si pensa di voler costruire tutto su una base che non tenga conto che sotto c’è già un fondamento. Questo accade in ogni settore della vita sociale, e, talora, anche ecclesiale soprattutto quando prende il sopravvento da parte di alcuni, una sorta di egemonia egocentrica che spazza via tutto quello che è stato fatto prima. È diverso quando si tratta di cose vistosamente negative che vanno assolutamente soppresse. Occorre avere tanta attenzione ed accortezza nel saper riconoscere quanto di valido c’è stato per farlo evolvere ulteriormente. P. Angelo Sardone