1338. «Venite e tramiamo insidie contro Geremìa. Venite, ostacoliamolo quando parla, non badiamo a tutte le sue parole»

La semina del mattino
1338. «Venite e tramiamo insidie contro Geremìa. Venite, ostacoliamolo quando parla, non badiamo a tutte le sue parole» (Ger 18,18).

Il profeta, chiunque esso sia, ieri come oggi, è sempre scomodo. Non sono tanti coloro che davvero lo ascoltano e seguono il dettato delle sue parole. Sono molti, invece, i nemici, quelli che non si accordano per ragioni diverse al suo parlare e gli rimproverano la schiettezza ed il coraggio di proclamare la verità che urta le loro cattive azioni. É tutta questione di convenienza, anche tra i buoni cristiani e gli assidui frequentatori delle strutture pastorali, parrocchie, gruppi ecclesiali. Si annida spesso, dietro l’ipocrita simulazione di obbedienza, un espresso dissidio ed un malcelato rifiuto dell’uomo e quindi della Parola. Il comportamento da adottare è semplice: opporre resistenza, non badare alle sue parole e, ancor peggio, tramare insidie perché il profeta di turno ceda e cada, rinunziando alla verità da proclamare ed adattandosi alle cose superflue e vaghe che gli ascoltatori compiacenti desiderano sentire. Capita talora che il profeta si senta solo, senza un appoggio intelligente e maturo di fede che lo sostenga, con una fossa scavata anzitempo, con un popolo irriconoscente e testardo. Dio diviene allora il suo unico rifugio; il suo sfogo fora le nubi del cielo e fa breccia nel cuore di Dio. Geremia non è il solo profeta dei secoli passati. Tanti altri Geremia oggi sono sotto assedio per la verità e la concretezza del loro insegnamento e del loro esempio di vita discordante anche dal comune sentire, molto più accomodante e piacevole. P. Angelo Sardone