1336. «Signore Dio, grande e tremendo, abbiamo peccato, siamo stati ribelli, ci siamo allontanati dai tuoi comandamenti e dalle tue leggi!»

La semina del mattino
1336. «Signore Dio, grande e tremendo, abbiamo peccato, siamo stati ribelli, ci siamo allontanati dai tuoi comandamenti e dalle tue leggi!» (Dn 9,4-5).

Nel tempo di Quaresima è costante il richiamo al pentimento ed alla supplica umile e fiduciosa al Signore. Le esperienze dei profeti sono didattiche. Attraverso gli oracoli del Signore e le risposte di questi uomini, si delinea anche un percorso sapienziale che partendo dalla Parola di Dio, enuclea e prospetta modalità concrete di avvicinamento al Signore ed atteggiamenti di penitenza. IDaniele, uno dei quattro profeti maggiori, in preparazione alla profezia delle sette settimane antecedenti la grande tribolazione, come prospettata da Geremia, eleva al Signore una bellissima preghiera e fa la sua confessione, supplicandolo col digiuno ed indossando una veste di sacco. Il Signore è definito «tremendo e grande, fedele e benevolo» verso coloro che osservano i comandamenti e lo amano. A seguito di queste affermazioni, una sorta di “confessione di lode”, come la chiamerebbe il cardinale Carlo M. Martini, il profeta proclama la “confessione della vita” e cioè la presa di coscienza personale e comunitaria del peccato, l’allontanamento dalle leggi e dai comandamenti di Dio. È la sorte continua dell’uomo sulla terra, anche del più virtuoso. Le relazioni interpersonali, sociali ed anche religiose pesano sulle spalle umane che a volte cedono dinanzi alla complessità delle cose ed al gravame ponderale. Dio viene sempre incontro, dinanzi ad un pentimento sincero, ad una conversione seria e duratura, ad un proposito tenace e perseverante. P. Angelo Sardone