1330. «La Parola uscita dalla mia bocca non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero»

La semina del mattino
1330. «La Parola uscita dalla mia bocca non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero» (Is 55,11).

La seconda parte del lungo testo del profeta Isaia, il cosiddetto «Libro della consolazione» (capp. 40-55), si conclude con un invito ed una esortazione a sedersi al banchetto imbandito dalla Sapienza di Dio, a prendere parte ai beni della nuova alleanza, a convertirsi finché c’è tempo perché il Signore si fa trovare, abbandonando la via del male ed i pensieri iniqui. Si tratta di un testo bellissimo e molto noto che si esalta ancor più nella musica altrettanto bella, semplice ed orecchiabile con la quale il complesso focolarino del Gen Verde diversi anni fa l’ha colorato. La Parola di Dio oltre essere viva ed attuale è personalizzata rendendosi simile ad un messaggero inviato a proclamare e che ritorna solo dopo aver compiuto la sua missione. L’alto tono lirico figurato da immagini poetiche prese dalla natura, esprime la grandezza e la sublimità della Parola che è efficiente e duratura e produce nel terreno del cuore che l’accoglie i frutti sperati. La fertilità garantita dalla pioggia e dalla neve è segno di speranza per il popolo di Israele che, pur prossimo alla liberazione dalla prigionia babilonese, è sfiduciato. Nella vita di ogni giorno, a volte nel mare delle tribolazioni e della sfiducia, laddove gli avvenimenti, le situazioni di dolore e di incertezza rendono precaria ogni azione e debole ogni intervento, è proprio la Parola di Dio ascoltata ed accolta ogni giorno, a fecondare il cuore ed a renderlo produttivo, facendo leva sul sostrato di bontà e di efficienza umana tenuti nascosti nel profondo, dalla sovrabbondanza di preoccupazioni che si sono accumulate e l’hanno velate. P. Angelo Sardone