1316. «Volgiti alla preghiera del tuo servo e alla sua supplica, Signore, mio Dio, per ascoltare il grido e la preghiera che il tuo servo oggi innalza davanti a te!»

La semina del mattino
1316. «Volgiti alla preghiera del tuo servo e alla sua supplica, Signore, mio Dio, per ascoltare il grido e la preghiera che il tuo servo oggi innalza davanti a te!» (1Re 8, 28).

Dopo aver rivolto un discorso al popolo convenuto per la presa di possesso di Jahwé del Tempio di Gerusalemme, il re Salomone rivolge al Signore una preghiera personale e poi una per il popolo. Riconosce l’unicità di Dio, la sua fedeltà all’alleanza, l’incapacità del tempio a contenere la presenza di Dio e chiede al Signore che ascolti notte e giorno la preghiera proclamata nel luogo santo. Il Signore è sempre fedele nell’ascolto e nel camminare insieme col suo popolo. Una dimostrazione concreta viene dall’esperienza cruenta dei martiri giapponesi che, capeggiati da S. Paolo Miki, primo religioso cattolico, andarono con gioia al martirio della crocifissione su un’altura presso Nagasaki, con la certezza di essere consolati dal Signore e da Lui esauditi nella loro preghiera e nella richiesta di confessarsi, partecipare alla S. Messa e ricevere la Comunione. Sono quattro gesuiti, sei francescani missionari e 17 giapponesi terziari di San Francesco. La nota dominante del racconto della loro passione è la gioia, unita alla schiettezza con la quale anche dall’alto della croce Paolo parla e conforta i compagni: «non c’è via di salvezza se non nella fede in Cristo. Perdoniamo a chi ci fa del male e preghiamo per loro». Il Vangelo accolto dai neofiti viene così vissuto concretamente abbracciando la croce e morendovi su di essa. Si tratta di un insegnamento forte e decisivo per la fede talora languida di tanti che, di fronte a qualsiasi forma di persecuzione, diventano tristi o facilmente si defilano. P. Angelo Sardone