1309. «La vittoria in quel giorno si cambiò in lutto per tutto il popolo, perché il popolo sentì dire in quel giorno: «Il re è desolato a causa del figlio»

La semina del mattino
1309. «La vittoria in quel giorno si cambiò in lutto per tutto il popolo, perché il popolo sentì dire in quel giorno: «Il re è desolato a causa del figlio» (2Sam 19,3).

Il racconto della fine di Assalonne e del dolore immane di Davide entra ancor più nel vivo con la descrizione particolareggiata che ne fa il testo sacro. La ribellione ostinata e superba del giovane rampollo si affianca ad una situazione che nella corte regale stava diventando pesante e disgregante per motivi diversi. Il regno di Davide era sì contrassegnato da vittorie ed espansione, ma si macchiava anche di tanto sangue sparso. L’ambiente della corte presentava anche difficoltà oggettive determinate dalla presenza di mogli e figli diversi di Davide: spesso si manifestavano nella loro crudezza, come nel caso del fratricidio proprio ad opera di Assalonne. Segni di declino si palesano pur nelle grandi vittorie sul campo. Spesso proprie queste, come nel caso della battaglia contro suo figlio, Assalonne, diventavano per il re motivo di acerbo dolore. Il racconto che l’Etiope inviato da Joab fa al re della morte del figlio, colma ogni misura. Davide ne è profondamente scosso e piange amaramente il figlio morto levando gemiti ed affermando che sarebbe stato meglio se fosse morto lui. Tragedie simili si sono ripetute nella storia antica e si ripetono nella storia moderna. Sono drammi che manifestano sempre più evidenti le crepe di una società e di una educazione a volte leggera e permissiva. Talora sono le situazioni concrete di vita nelle famiglie e nella società a determinare comportamenti così gravi. E proprio in queste circostanze la vittoria può trasformarsi in amara sconfitta della vita e la gioia diventa dolore. P. Angelo Sardone