La semina del mattino
1303. «Renderò il tuo nome grande come quello dei grandi che sono sulla terra» (2Sam 7,9).
La promessa fatta dal Signore a Davide tramite il profeta Samuele, si addice al santo vescovo e dottore della Chiesa S. Francesco di Sales (1567-1622) di cui oggi si celebra la memoria liturgica. La sua identità e missione pastorale lo colloca tra i maggiori maestri di spiritualità cristiana di tutti i tempi. Le caratteristiche fondamentali furono per lui la dolcezza e l’affabilità, la semplicità e l’umiltà, la dottrina e l’arte pastorale che sapeva comunicare ai semplici ed ai dotti. Suoi modelli culturali e spirituali furono Agostino di Ippona, Tommaso d’Aquino e la scuola dei Gesuiti. Il tempo che trascorreva nell’adorazione e nell’ascolto delle confessioni non era impari a quello che dedicava all’attenzione ai poveri. Riuscì pertanto non solo ad avviare nella vita spirituale tante persone, ma anche a fare in modo che tanti passassero dal Calvinismo al Cattolicesimo. Le cronache parlano di circa 30.000 persone, non per proselitismo ma mettendo in pratica quanto lo stesso Gesù aveva ingiunto: «predicate e convertite» (Mc 16,9). Aveva solo 32 anni quando fu consacrato vescovo di Ginevra, ruolo che eserciterà per 20 anni come servo di Cristo e delle anime predicando e praticando la santità. Il suo messaggio raggiunse tutte le categorie sociali, da quelle più umili a quelle più elevate, con conversazioni, lettere a tanti destinatari e soprattutto con la pratica delle virtù. Le sue opere, Introduzione alla vita devota, o Filotea, Trattato dell’amor di Dio, o Teotimo, risultano ancora oggi manuali di spiritualità e perfezione cristiana. I grandi maestri sono sempre attuali. Occorre conoscerli, studiare ed accogliere le loro indicazioni che non sono solo di cultura, ma soprattutto di vita. P. Angelo Sardone